Palazzo Zenobio

 


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Osservazione generale:

 1690-1700
architetto:Antonio Gaspari
Indirizzo:Dorsoduro 2597
Uso attuale:Collegio Armeno 'Moorat Raphael'
Veduta aerea:localizzare

Descrizione:

I Zenobio, ricchissimi nobili veronesi, acquistavano il titolo di Nobili Veneziani nel 1647 per 160 mila ducati. Nel 1664 comprarono da Elena Corner, vedova di Domenico Morosini, per la cospicua somma di 18 mila ducati un palazzo presso il convento dei Carmini. La casa fu poi rimodellata su un progetto di Antonio Gaspari e ora si presenta con una pianta a tipo di "U" con lunghi ali verso il giardino. All'interno, la sala ovale progettata dal Gaspari non fu eseguita; invece l'architetto riduceva il portego del palazzo gotico al porteghetto attuale e creava una sala di due piani, oggi chiamata sala da ballo, con una serliana centrale e quattro finestre singole sul rio. Una scala con pianta quadrata dà accesso al piano nobile e al secondo piano. Alcune stanze laterali ricevono la luce da due cortili interni.
Il porteghetto è ornato con dipinti di Luca Carlevarijs, chiamata anche Luca da Ca Zenobio, nonché con affreschi. Nella sala, il pittore francese Louis Dorigny affrescava il soffitto. Gli stucchi sulle pareti sono posteriori. Nel secondo piano è ancora conservato un alcova settecentesca, ma due tele di Antonio Balestra furono recentemente vendute.
La biblioteca dei Zenobio era ubicato in un edificio nel giardino, la cui decorazione è ancora conservata.
Dopo l'estinzione dei Zenobio, il palazzo passò ai Albrizzi e fu poi venduto a Giovanni Battista Salvi. Dal 1848 è proprietà dei padri armeneni. Durante la Biennale il palazzo è spesso affittato per esposizioni, che sono però quasi sempre di pessima qualità.

altri immagini:


sala di ballo: affresco di Lodovico Dorigny
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Un soffitto affrescato nel ala destra
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Cortile di palazzo Zenobio.
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Annotazioni

Bassi (1976) pp. 37, 57, 63, 190, 273, 284, 293, 326s, 348-353
Lauritzen/Zielcke (1979) pp. 237-239
Pavanello, Giuseppe: Schedule settecentesce: Da Tiepolo a Canova, in: Arte in Friuli 18.1999, (pp. 53-114), p. 67s

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Ringrazi

Renzo Scarpa


 

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